Festa di fine estate

La comunità Sottosopra è lieta di invitarvi

alla festa di fine estate

che si terrà il giorno 3 ottobre 2015

dalle ore 15,30 alle 18,30

in via Crespellani 72 Modena

per festeggiare insieme l’arrivo dell’autunno

Vi aspettiamo numerosi!

Comunità Sottosopra

Tel. 059 7470956

MARTIN BUBER: UNA VOCE FUORI DAL CORO

Ricorrera’ nel prossimo 2015 il cinquantesimo anniversario della scomparsa di uno dei piu’ importanti pensatori ebraici del 1900, Martin Buber. Quello che caratterizza questo genio multiforme e’ la sua capacità di unire filosofia e religione nonche’ politica nella sua enorme produzione, tanto che il suo pensiero e’ noto non solo agli intellettuali ebrei ma anche agli studiosi di tutto il mondo. Nipote del grande esegeta Solomon Buber fin da piccolo fu accostato al pensiero mistico ebraico, in particolare a quello relativo al Baal Shem Tov, cioe’ il maestro del nome buono, fondatore di un movimento che mise in uno stato di agitazione religiosa simile ad un risveglio spirituale totale tutti gli ebrei est europei. 38B. martin-buberDa questa esperienza Buber decise che era necessario conservare questo enorme patrimonio di leggende orali  e da qui nacque l’idea del volume antologico “I raccconti dei Chassidim” tuttora ristampato. Lo spazio di un articolo di blog non ci consente di esaurire tutto il vasto ed articolato pensiero buberiano ma possiamo fin da ora anticiparvi che altri articoli parleranno del Buber esponente del movimento sionista e si incastreranno nella serie di riflessioni sulla storia d’Israele che stiamo pubblicando. Un sodalizio intellettuale che vide protagonista il pensatore di origine galiziana fu quello con Franz Rosenzweig autore del monumentale lavoro di filosofia ebraica  “La stella della redenzione”. Rosenzweig scrisse questo volume  dal fronte ove era stato inviato quale combattente tedesco ed anche quest’opera vedrà  come tante altre di altri intellettuali  il coincidere della sua prima edizione con il centenario della prima guerra mondiale. Rosenzweig srisse il suo lavoro inviando quotidianamente il suo lavoro scritto su cartoline o lettere alla moglie  ed ad altri discepoli. Rosenzweig non era un ebreo ortodosso ma bensi’ liberale cioe’ erede di quel movimento che fondato da Abraham Geiger nella seconda metà del 1800  voleva un ebraismo si’ legato alla tradizione, ma anche molto più dinamico sul piano culturale con l’esortazione agli intellettuali ebrei di meglio inquadrare i punti focali del loro sistema cultural religioso. Buber ebbe modo di conoscere questo straordinario personaggio, che già fin da allora poneva al centro della sua riflessione il dialogo fra le religioni e lo studio delle sacre scritture visto in un ottica interconfessionale. Martin Buber fu affascinato da quest’uomo, fondatore di vari centri di studio e decise di collaborare con lui in un opera sterminata: la traduzione della Bibbia dall’ebraico in tedesco moderno. Già  da questi  primi appunti vediamo come il trentenne Buber fosse aperto al dialogo con le altre religioni ed allo sforzo  per ottenere la possibilità per tutti di leggere il testo biblico in maniera semplice. Per il momento ci fermiamo qui ma già da ora possiamo dire che il tema del dialogo, che tanta importanza ha avuto nella filosofia della religione del 20 secolo  fu aperto e fondato da Martin Buber. Nelle prossime puntate dedicheremo ancora spazio a questa straordinaria figura di pensatore.

Antonio

LA LUNGA MARCIA VERSO ISRAELE E LA RIEDIFICAZIONE DI GERUSALEMME

Il libro trovò estimatori, soprattutto fra i giovani, che fondarono nelle vaste lande dell’impero zarista delle società chiamate “Amanti di Sion”, con lo scopo di emigrare nella terra Promessa e di ritornare ad essere un popolo che nulla più aveva a che vedere con la triste vita dei ghetti, ma che si guadagnava il pane con il lavoro delle proprie mani. Ebbe così inizio la prima ondata migratoria verso Israele che coinvolse dal 1880 al 1900 circa ventimila persone. In Europa, il movimento degli “Amanti di Sion” aveva referenti e finanziatori di alto livello come, in Francia, dove i magnati della finanza Edmund de Rothschild, ed il Barone Hirsh, sostenevano le spese dei migranti.Israele48
La terra d’Israele, fino ad allora non aveva mai perso la sua presenza di poche migliaia di ebrei e di Eravamo rimasti nel corso della nostra narrazione, alle origini del movimento sionista, dopo la delusione che Teodor Herzl, il fondatore, ebbe dalle vicende del caso Dreyfus, che fu un’esempio di come, nonostante l’emancipazione e l’uguaglianza formale, l’antisemitismo fosse sempre pronto a risorgere nella civile Europa.
Nel 1896 fu pubblicato, da Herzl, il libro chiave del sionismo, “lo Stato degli Ebrei”. L’opera fu accolta con grande interesse, nonostante i detrattori, e decine, se non centinaia di persone, da ogni parte d’Europa si misero in contatto con Herzl, il quale, non sentendosi più un isolato fondò formalmente il movimento sionista indicendo un congresso mondiale del movimento, a Basilea, nel 1897. Fu proprio nella fase di preparazione di questa assise, che il giornalista ebreo viennese venne
a conoscenza di gruppi e persone che potevano essere utili alla sua causa. Herzl quando scrisse il suo pampleth, ignorava che già da quasi venti anni vi erano movimenti migratori di ebrei in Palestina. Infatti nel profondo est europeo dell’epoca dove vivevano milioni di ebrei, in seguito ai continui massacri perpetrati soprattutto nella Russia zarista, era nato un gruppo di persone, che sfinite da questa perenne insicurezza e paura pensava seriamente di emigrare. Nel 1882, a Odessa, uscì il libro “Autoemancipazione” ad opera di Leon Pinsker, un medico israelita di Odessa, che definiva improcrastinabile una autonomia sovrana del popolo d’Israele nella sua terra.Yom-Ha-Hazmaut
La palestina giuridicamente faceva parte dell’Impero Ottomano, ma in realtà era un grande deserto desolato, senza alcun tipo di coltura agricola organizzata, dove pochi privilegiati arabi conducevano una vita agiata. Fu su questa terra abbandonata da Dio e dagli uomini, che nacque la prima fattoria degli “Amanti di Sion”, che prese il nome di “Rishon le Zion” che vuol dire “La prima di Sion”. Le terre che gli arabi non coltivavano, venivano comprate dagli ebrei grazie ai finanziamenti dei mecenati che abbiamo citato, e gli arabi, che pensavano di tirare un “bidone” agli ebrei, dando loro sabbia e sassi, si ricredettero in fretta, quando videro che il lavoro dei migranti “Amanti di Sion” produceva frutta e verdura, oltre che grano, grazie all’utilizzo delle migliori tecniche agricole dell’epoca. Era nato l’”yshuv” che in ebraico significa “insediamento”. Herzl
Prese contatto con tutte queste realtà e si convinse, anche dato l’alto numero di adesioni al Congresso Sionista, di avere centrato l’obiettivo. Era ancora un utopia, per molti, per altri forse l’inizio di un movimento epocale. Nel 1897 a Basilea, si prenotarono 250 delegazioni di partecipanti. La lunga marcia verso Gerusalemme aveva segnato un’altra tappa, per Herzl la convinzione che in 50 anni si sarebbe raggiunto l’obiettivo.

Antonio

LA LUNGA MARCIA VERSO ISRAELE

Alla fine dell’Ottocento Parigi e la Francia intera erano in subbuglio per il caso Dreyfus.

Dreyfus era un capitano dell’esercito francese accusato di spionaggio, pur senza nessuna prova. Molto più  semplicemente perché era di religione ebraica.I giornali di quella fine del secolo, si tratta degli ultimi anni ‘90, erano pieni di commenti e polemiche sugli ebrei ed  i loro diritti. Ciò in conseguenza del fenomeno della diaspora, cioè della dispersione degli ebrei in tutto il mondo, conseguente la distruzione del tempio di Gerusalemme  da parte dei Romani nell’anno 70 d.c. Da allora la vita di un popolo che aveva perso tutto, oltre alla terra, anche il più minimo dei diritti, fu caratterizzata da un continuo  succedersi, a seconda dei luoghi e delle epoche, di vessazioni, discriminazioni, massacri, e tentativi forzati di conversione ad altre religioni.Solo dopo 17 secoli di umiliazioni e di vita da reclusi nei ghetti, gli ideali della Rivoluzione Francese fecero sì che anche agli ebrei venisse concesso il diritto di cittadinanza e la libertà di professare il loro culto. Napoleone organizzò nei primi anni del 1800 un concistorio di tutti i Rabbini dell’Impero, per discutere della cittadinanza e del culto. Iniziò così un lungo periodo di relativa tranquillità per gli israeliti di tutta Europa dopo che altri paesi seguirono le orme della Francia, come ad esempio la Germania, l’Inghilterra  e l’Olanda, la quale per altro aveva già accolto ebrei in fuga dalla Spagna nel 1492. Si creò, quindi fra il 1700 ed il 1800 un tipo di ebreo nuovo: l’ebreo assimilato ed illuminato. Moltissimi abbandonarono i ghetti e le scuole talmudiche  per iscriversi nelle università e scuole superiori dopo che le nuove leggi avevano aperto le scuole di ogni ordine e grado  per gli ebrei.
images (2)Già  a metà dell’ottocento in molti paesi dell’Europa Occidentale era nutrito il numero degli ebrei nella medicina, nelle professioni e nella libera imprenditoria. Ma i conservatori ed i cattolici fanatici  nella Francia di fine 800 cominciarono ad essere irritati, e direi quasi invidiosi, ciò era dovuto in gran parte  a secoli di  antisemitismo cristiano.Il caso Dreyfus fa scatenare una battaglia giornalistica e parlamentare, con anche scontri di piazza in tutta la Francia facendo sì che questo affaire  travalicasse i confini del paese. Tutti i giornali d’Europa inviarono corrispondenti per seguire il processo. Fra questi vi era un brillante cronista di un giornale di Vienna, Teodor Herzl che assistette al processo e ne fu colpito in modo molto profondo anche per via della palese ingiustizia che si stava perpetrando nel cuore della civile Europa del 1895.Herzl era un ebreo che oltre ad avere orgoglio per il suo popolo e le sue tradizioni si sentiva  perfettamente integrato nell’Austria ed era lieto di definirsi austriaco di religione ebraica.Dopo il processo, Dreyfus si convinse che nonostante questa patina di apparente uguaglianza vi era nei popoli e nei paesi un virus sempre pronto a ravvivarsi, e cioè quello dell’antisemitismo. Quasi di getto nel 1896 dopo mesi di notti insonni e di studio si convinse che solo con uno stato vero e proprio si sarebbe risolto  il problema della questione ebraica. Definì questo movimento di idee  politiche  Sionismo, cioè idea del ritorno  alla terra dei Padri.  Nacque così il libro  “Lo stato degli Ebrei” che si proponeva di risolvere i problemi sopracitati  con la nascita di un forte movimento volontaristico, unico nella storia, di ripristino nella terra d’Israele  del popolo che quella terra dovette abbandonare duemila anni prima. Quando il libro uscì destò un notevole interesse soprattutto nelle nazioni come la Germania o l’Impero Asburgico dove l’antisemitismo era endemico. Non mancarono neanche gli scettici ed i contrari soprattutto fra gli assimilati, che tacciavano di ridicolaggine Herzl. I  rabbini  vedevano in queste idee una trasgressione  del precetto che solo il Messia avrebbe restaurato lo stato ebraico, e tacciarono di eresia Herzl ed il suo gruppo di sostenitori.

Ma a volte la storia, detta delle sorprese, e nel prossimo  articolo cercherò di raccontarvele.

Antonio

Lisbona, arriviamo!

Dopo la fantastica esperienza del Mind Rights Film Festival a Lisbona è arrivato il momento di pubblicare le impressioni di chi ha vissuto quei giorni densi di novità.

IMG_0573

“Cinque novembre 2014, sono mesi che aspettiamo questo giorno. Si parte per Lisbona. Mattia ha realizzato un cortometraggio, Simona ha mantenuto i contatti e Angela ha preparato i panini, siamo davvero pronti. Da quando siamo stati a Roma questa storia dei festival ha galvanizzato un pò tutti.  Era una lontana speranza quando qualche mese fa abbiamo inviato il nostro lavoro al Mind Rights Film Festival di Lisbona. Nessuno poteva seriamente credere che ci avrebbero selezionati e invece nei sogni bisogna crederci, perché a volte si avverano. Io con Mattia, Simona, Renzo, Beppe (così gli amici lo chiamano) e Angela, formiamo una squadra davvero forte. Si decolla! Dopo poco meno di tre ore siamo a destinazione. Qualche problema, scegliamo di sederci e fare qualche foto prima di ingarbugliarci con linee blu, rosse e gialle della metro, con le guide della città tenute sempre a portata di mano. Il primo impatto con la città è stato bello: palazzi giganteschi con pareti rivestite di maioliche, un’architettura mozzafiato, la foce del fiume che va all’oceano, i vicoletti in salita.  L’unica confusione è stata orientarci per arrivare all’albergo. Per il resto notiamo la gente cordiale, il traffico non ingolfato, poi l’albergo bello e vicino alla Fondazione Gulbenkian, meta del nostro pellegrinaggio e sede del festival. Abbiamo modo di riposarci qualche minuto, ma siamo a Lisbona con un obiettivo ben preciso: vincere il festival, anche se con i sogni bisogna andarci cauti. Sappiamo che Mattia ha fatto un buon Lavoro, lui è una persona capace ed è grazie a lui se siamo stati selezionati, ma noi ormai siamo una squadra ed il merito è di noi tutti. Subito veniamo accolti con un occhio di riguardo, siamo l’unica delegazione di operatori e utenti presente. Il documentario è stato visto e ci invitano al pranzo di gala con nostra piena soddisfazione. Arriviamo al pomeriggio, lasciamo Mattia lavorare alla fondazione e noi andiamo in giro per la città. Il giorno seguente ci alziamo presto e ci gustiamo il panorama di Lisbona a bordo di un bus turistico per essere poi pronti alle 16,00 a ritirare il nostro premio. Non vinciamo nessun premio, però ci invitano di nuovo a cena e noi ci andiamo felicissimi di essere stati invitati. Siamo in un’osteria, ad una tavolata composta da italiani, portoghesi, irlandesi, inglesi. Si parla un po’ in tutte le lingue ma ci si capisce benissimo e finisce sempre tutto in grandi risate. La sveglia suona presto all’indomani mattina. Ormai è ora di ripartire, ma non prima che una gentilissima e assai graziosa ragazza di Roma conosciuta al festival ci porti a gustare una prelibatezza del posto. Sbrigati gli ultimi convenevoli e salutati gli amici è ora di dirigersi in aeroporto. Come tutti partiamo con un pizzico di nostalgia, con il pensiero di avere trovato degli amici e con il desiderio di avverare altri sogni”.

Giuliano Cuoghi

“E’ stata un’esperienza dura, in quanto era la prima volta che andavamo là, in aeroplano. C’erano da fare molte cose: tipo timbrare i biglietti, prendere la metropolitana, spostarsi per Lisbona, fare le riunioni. Siamo partiti dall’aeroporto vicino Bergamo, dove hanno fatto controlli di routine. Avevamo con noi tutto l’occorrente: medicine, vestiti, soldi, caramelle per il volo (perché non si poteva fumare). Al ritorno solito giro di controlli in aeroporto, dall’aeroporto di Lisbona a Bergamo. A Lisbona, nel tempo libero, andavamo a mangiare nei vari ristoranti e pizzerie e abbiamo notato che il cibo più tipico era il baccalà. In tali luoghi vi erano diverse persone di varie nazioni e abbiamo scoperto di avere tutti tante cose in comune. Siamo saliti anche su una torre dove si vedeva la maggior parte di Lisbona. Nel tempo libero, grazie ad un pullman turistico aperto sopra abbiamo fatto il giro di Lisbona ed è stato molto bello. La mia impressione sui film proiettati, vincenti e non, mi ha fatto pensare che il migliore era il nostro in quanto sdrammatizzava molto e faceva divertire”.

Renzo Ruffini

“Io, Giuliano, Renzo, Simona, Angela e Mattia siamo andati a Lisbona per la proiezione del nostro cortometraggio. Siamo partiti dalla comunità per prendere l’aereo a Bergamo e siamo arrivati a Lisbona. È stato un viaggio lungo, durato tre ore. Poi siamo arrivati e abbiamo visitato il centro a piedi, poi siamo saliti su un pullman che ci ha mostrato con una audio guida la città. Dopo la visita siamo tornati nello stesso posto di partenza e siamo scesi. Dopo siamo andati a mangiare in un ristorante bello. Lì ho mangiato braciole impanate e patatine. Poi siamo usciti dal ristorante e siamo andati a vedere il cortometraggio ed è andato tutto bene, anche se non abbiamo vinto alcun premio. Siamo stati a visitare il porto di Lisbona, c’era il sole che picchiava e siamo stati al calduccio”.

Giuseppe Pisciotta

 IMG_0564

3Dreams

Ecco finalmente il cortometraggio che portiamo a Lisbona per intero, sottotitolato in italiano.

Ora andiamo a prendere l’aereo, aspettate le prossime novità direttamente dal festival!