Molti degli attuali studenti dell’istituto d’arte Venturi, a fianco della chiesa di S. Domenico a Modena, vicino alla centralissima Piazza Roma, non sanno molto probabilmente quali sono le persone o istituzioni che hanno vissuto ed operato nell’edificio. Il convento di S. Domenico, alloggio della congregazione religiosa che fin dal 1200 aveva la delega papale a perseguire e sterminare gli eretici, aveva sede nell’odierna scuola. Oltre al convento vi era il complesso degli uffici della modenese Inquisizione. A Modena ebbe una vita lunghissima, questo tribunale tenebroso e terribile dal suo insediamento alla metà del 1200 fino alla sua soppressione nel 1785.
Come dice la storica modenese di fede evangelica Irene Bitassi, l’inquisizione si riorganizzò nel 1542 con la bolla papale Licet ab initio di Paolo III per renderla più efficiente contro i dissidenti protestanti. Tutta la documentazione relativa a questi secoli di storia è visionabile nei documenti conservati nell’archivio storico di Stato di Corso Cavour. Molti non lo sapranno, ma Modena annovera assieme a Venezia l’unico archivio inquisitoriale completo, mentre quelli di altre città vennero distrutti durante il periodo napoleonico od occultati dalla autorità ecclesiastica. Il valore di questo patrimonio documentale è veramente eccezionale e pone Modena quale punto di riferimento a livello internazionale per gli studiosi di questi periodi. Nel corso dei secoli vari editti dal 1568 al 1712 definirono i reati di competenza del Sacro Tribunale. Si spazia dalla bestemmia all’eresia, alla lettura ed il possesso di libri proibiti, abuso nei sacramenti, familiarità con gli ebrei, adesione ai loro riti ed inoltre isolamento dei medesimi nel ghetto nel quale erano rinchiusi. Ma quello che desta più interesse è il 1600, secolo nel quale si concentrano decine e decine di processi relativi a magia, stregoneria, partecipazione al sabba e adorazione dei demoni. Il processo partiva dietro denuncia o autonoma discrezione del padre Domenicano inquisitore e spesso si procedeva all’arresto che portava alla custodia preventiva che poteva anche durare anni. Il tutto nel massimo segreto tanto che gran parte degli imputati non sapeva il perchè era detenuto.
I disgraziati di turno venivano poi indotti a confessare dopo essere sottoposti a tortura. I tormenti che venivano inflitti in una sala dell’attuale liceo consistevano nella tortura della corda con la quale venivano fatte fuoriuscire le clavicole che poi venivano riposizionate, nei sibioli, legnetti con viti che venivano messe alle dita dei piedi delle mani o ai talloni. Nei casi di particolare importanza si infliggevano bruciature alla pianta dei piedi o in altre parti del corpo. Le pene per i colpevoli andavano dalla pubblica abiura, alla gogna, all’espropriazione dei beni, alla messa al bando, oppure la messa ai remi sulle famigerate navi galere veneziane o pontificie. Relativamente poche le condanne a morte, anche se l’ultima si ebbe nel 1727.
Queste tragiche storie di controllo violento delle coscienze sono documentate da 5185 fascicoli che riguardano 6070 modenesi di ogni ceto ed età perseguiti per la libertà. Consiglio a tutti per l’agevolezza e l’interesse il libro della D.ssa Bitassi I protestanti di Modena, che tratta delle eresie calviniste del ‘500, edizioni Il Fiorino, tel. 059 281577.
Speriamo che i docenti e gli studenti del Venturi vivano finalmente in un luogo in cui si creano coscienze libere e tolleranti.
Antonio