Il mondo segreto di Alice – parte 3

Autore del quadro: Giuliano

Tre anni fa nessuno credeva che ce l’avrei fatta. Da quel letto d’ospedale neppure io credevo che sarei mai uscito. Guardare avanti; vedevo un cammino impossibile da realizzare. Come unica risorsa avevo una pensione minima, che da sola mi garantiva poco o nulla. I sensi di colpa per avere cagionato pericolo ai miei genitori e il pensiero che non sarei più ritornato a vivere con loro, di dover provvedere a me stesso, di dovermi disintossicare da alcol e cannabis… mi sembrava davvero di non potercela fare. Più di un momento ho pensato di farla finita.

Poi lo spiraglio: un centro diurno per il recupero dai miei problemi e l’invio in una strutture residenziali in alternativa alla terapia intensiva. Devo ringraziare la dottoressa D. L. e il dottor S., nonché il dottor M., che mi hanno preso in carico dandomi fiducia e facendomi capire che quella era l’unica opzione possibile.

I primi mesi sono stati davvero duri. Frequentavo il centro diurno e la sera rientravo nella residenza dove non mi era concesso neppure fare le scale per prendere un caffè se non accompagnato.
Poi pian piano ho imparato dalle persone che come me erano in programma un modo diverso di socializzare, fuori dal groviglio delle sostanze. Lentamente sono tornato ad acquisire padronanza di me; ho cominciato ad avere consapevolezza di ciò che era accaduto nei trent’anni di abuso.
Mi avvicinavo alle dimissioni e ogni giorno che passava era un giorno in più di vita. Il tentativo di un accesso mirato per l’impiego e il fallimento di questo hanno fatto sì che maturassi la convinzione che avrei campato con la mia pensione, se pur minima.

Autore del quadro: Giuliano

Così dopo otto mesi in diagnosi cura e due anni in residenza approdo nella comunità Sottosopra. Se non fosse stato per D., che mi è stato sempre vicino nel periodo passato in residenza, non so come avrei fatto a re-inventarmi una vita. Per guarire dovevo partire dal nulla; niente più sostanze, niente più vecchie amicizie, niente più casa. L’incubo di non avere più risorse pian piano ha fatto spazio a un sogno che sto ancora sognando. Con l’aiuto della dottoressa S.,con la sua guida, ho progressivamente attinto risorse là dove vi erano. Ho mantenuto i miei programmi. Vado una volta la settimana a dipingere, mi sto concentrando nella realizzazione di un fumetto, ho sviluppato insieme ad altri una campagna di sensibilizzazione contro le dipendenze patologiche; ora sempre con queste persone stiamo sviluppando un progetto per il festival della filosofia e per la settimana della salute mentale, ed io per la prima volta mi sento vivo e sano.

Autore del quadro: Giuliano

Il mondo segreto di Alice – parte 2

Alice è nel ventre di una donna. Alice è una bambina di cinque anni dai lunghi boccoli color rame. Alice è una ragazza di sedici anni in una balera. Alice oggi è una donna di vent’anni. Alice è la finzione più vera che un uomo possa fare. Figlia di un amore travolgente. Alice è il frutto della mia mente. Non c’è stato giorno che non ho pensato a lei. Ho agito pensando a lei. E’ stata la miglior cosa che un uomo possa creare. Alice è figlia mia.

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Autore del quadro Giuliano

Posso pensare come voglio; Alice è sempre stata lei a chiamarmi, io potevo solo risponderle con la mia dedizione. La frustrazione di non averla con me era ampiamente superata perché tra lei e me non c’erano vincoli. Ho ancora tante cose di lei: tante sere a leggerci favole e a disegnare con le matite, poi notti in bianco ad inventarmi un’educazione, io, grezzo come sono.

Sono convinto che anche Anna mi amasse, la paura di perderla è stato il mio limite. La figlia è la sua. Da parte mia non l’ho mai giudicata; per me ha fatto tutto il possibile, si era accorta che stavo male e probabilmente ha fatto la cosa più giusta. C’era telepatia tra di noi, così come ho riscontrato esserci anche con altre persone. Questo ha fatto sì che io potessi credere e avallare l’ipotesi che giustificava le mie convinzioni. Così le chiesi di farmi vedere la bambina.

Stetti in macchina ma per me fu abbastanza. Mi fermai non più di quindici minuti: era davvero una bella bambina. Da quel momento cominciai a pensare a lei. Feci la domanda di sussidio e questa fu la prima cosa concreta, che per me voleva dire avere la garanzia di sostentamento per lei. Una volta pensato a lei procedetti con il mio di sostentamento. Finito il lavoro, così come tutti, andavo a casa, mangiavo, poi mi coricavo davanti al computer fin quando Alice non andava a dormire; lì le leggevo una favola, le davo un bacio, la coprivo e tornavo al computer fino a notte fonda. Fu così per cinque o sei anni. Furono per me i più sereni. Quella vita mi rendeva tranquillo, anche se a questa ho sacrificato tutto il resto.

Poi un bel giorno Alice e la sua amica del cuore decisero di scoprire chi io fossi. Scapparono di casa per venirmi a cercare. Arrivarono fino al cancello. Le mandai via, perché le bambine non devono scappare di casa.

Il mondo segreto di Alice – parte 1

n.d.r: il post che segue (come tutti gli altri post che appariranno sul blog) è stato scritto direttamente da uno degli utenti della residenza Sottosopra di Modena. Chi pubblica i post non fa altro che editare gli scritti degli autori e inserirli nel blog.

Un racconto di Giuliano

In ognuno di noi esiste un mondo emozionale spesso confuso, nella malattia questo si cronicizza e la comprensione spesso risulta impossibile. La svolta: far sì che le voci diventino pensieri. Riuscire ad immaginarsi persona, difficile che possa essere, non è impossibile. E’ così che voglio scrivere della depressione, di Alice, dei rapporti con gli altri, delle tante vite parallele che la schizofrenia comporta. Ora che la malattia è alle spalle fare delle considerazioni è un piacere e in un certo senso un obbligo.

Nei post che pubblicherò metterò spesso anche uno o due dei miei quadri dato che la pittura è una delle mie attività preferite. Ecco i primi due.

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Per ciò che appare (mi riferisco ai quadri) un’autocritica va fatta. Per ogni quadro l’impegno non è più lungo di due ore. II risultato lo vedete. Quello che io riscontro è che le persone che hanno la possibilità di vedermi lavorare giudicano il mio lavoro con le loro critiche tanto che ogni quadro ha una persona che lo vorrebbe comprare. Ciò che vedete sono le opere che il centro di salute mentale vuole regalarsi e, oltre alla collezione privata mia e della mia famiglia tante opere sono andate vendute e di queste non ne ho traccia. Dipingere, al di là del programma che lo prevede, mi regala la soddisfazione di un apprezzamento che si traduce in autostima.

Gli anni bui.

A colpirmi per prima fu la depressione ancora prima che arrivassi alle sostanze, uscire dall’apatia era quasi impossibile, ero davvero giovane ma uscire da quel letto era impossibile. Vedevo i miei coetanei che arraffavano a piene mani, e io solo briciole. La convinzione che quelli erano gli anni più belli dove porre le basi per costruire un futuro e il mio presente era un letto dal quale non sapevo come rialzarmi.

(continua…)