Vi racconto un po’ di me…

Un volta ero molto brava a scrivere, solo che adesso non lo sono più, blocco, disavventure, non riesco più a scrivere. Oggi però voglio raccontare un po’ di me…

Mi chiamo Nella, ho 56 anni, sono siciliana, vengo da Catania. Sono finita a Modena perché facevo l’infermiera professionale. Sono arrivata in questa città l’11 novembre dell’83. Sono una persona sincera. Sono buona. Almeno, nonno Ermanno me lo diceva sempre.
Catania la ricordo come una città completamente diversa da Modena, lì ho vissuto degli anni belli. Mi piaceva quando la sera ci riunivamo con tutti gli amici e scherzavo in piazza. Studiavo, ho fatto due anni di università in lingue e letterature straniere, non ho dato nessun esame, poi mi sono ritirata perché non facevo altro che bighellonare! Di Catania mi piaceva la sincerità della gente, nel senso che la gente ti dice le cose in faccia, non te le manda a dire. Mi piaceva vivere lì perché avevo un miliardo di amici. Alcuni li sento ancora, quando scendo giù li vado sempre a trovare.
Sono molto legata alla mia parentela, alla mia famiglia, alle mie amiche e ai miei amici. Volevo molto bene a mia mamma, quando è morta lei, mi sono ammalata, nell’81, ero tantissimo legata a lei… Ho una sorella, che ha quasi 8 anni meno di me e ora ho anche una nipotina di 15 anni!

Nonostante io sia nata a Catania e mi piaceva molto lì, devo dire che a Modena mi trovo bene. Mi piace qui, la gente è accogliente, è gente che si affeziona molto, sono sempre stata aiutata dai modenesi, sia economicamente che psicologicamente. Ho provato a scendere giù per sempre, ma non mi sono trovata più bene, e sono ritornata indietro.
Tra le persone che ho conosciuto qui, tra i miei nuovi amici, c’è Betta. Betta è della Valtellina, lavoravamo tutte e due al poliambulatorio nell‘88-’89. La Betta è quella che mi salva sempre nelle situazioni peggiori. Mi ha aiutata nel trasloco, mi ha sempre cercata, siamo uscite assieme diverse volte con i suoi amici, quando ho avuto bisogno di soldi me li ha sempre prestati. Quando sono stata a casa sua è sempre stata gentile con me. E’ una vera amica.
Nella mia vita qui in comunità ho diversi compiti: sono responsabile della cucina e dei turni, a rotazione dobbiamo fare la spesa o cucinare. Cucinare noi è meglio perché abbiamo la possibilità di scegliere cose più buone!
Sono molto religiosa. Ho frequentato per un po’ i mormoni, mi piace il loro modo di fare. La loro religione prevede dei divieti che secondo me sono giusti, ad esempio smettere di fumare. Li ho incontrati per caso qui in città a Modena, ero con A., ho incontrato una ragazza che me li ha fatti conoscere meglio. Quando abitavo in centro stavo molto tempo da sola. Vivevo sola ed avevo bisogno di compagnia e ho cominciato a frequentarli.
Tra le persone importanti qui nella mia vita c’è il mio uomo, A., è molto più giovane, è un gentiluomo, mi fa ridere molto, sdrammatizza. Ci siamo conosciuti per caso perché abitavamo nello stesso palazzo, nel ‘99, abbiamo convissuto fino al 2009. Sono gelosissima di lui, anche se prima glielo davo a vedere e adesso non più!
Questo è quello che volevo raccontare di me, è un po’ della mia storia… Forse in futuro vi racconterò altro.

Nella

Gesù ebreo – parte 1

Come anticipato nel mio precedente intervento su questo blog, inizio a trattare un argomento che non si esaurirà in un solo scritto ma proseguirà a puntate, se mi sia consentito l’uso di questa parola.

La scoperta dell’ebraicità di Gesù risale, da parte del mondo cristiano, all’indomani dell’immane tragedia della Shoah, quando un superstite francese, Jules Isaac, pubblicò un corposo volume dal titolo “Gesù e Israele”. L’opera apriva quasi per incanto al mondo cristiano gli aspetti che ci possono fare affermare tranquillamente che i Vangeli sono un documento ebraico. Il  volume venne consegnato al Pontefice allora regnante (Giovanni XIII) dall’autore ed il Papa lo consegnò al Cardinale Bea con la preghiera di valutare se l’opera poteva essere di utilità per il dibattimento della questione ebraica al Concilio.
E’ sulla base di quest’opera che poi nel 1965 i Padri Conciliari promulgarono la dichiarazione “Nostra Aetate”, cioè i Nostri Tempi, avente per oggetto il dialogo della Chiesa con il Popolo Ebraico. Per la prima  volta dopo duemila anni di cecità ed incomprensione a tutti parve chiaro che tutto non sarebbe stato come prima. Da allora grandi passi sono stati fatti nel campo del dialogo e della conoscenza.
L’Ebraismo dei tempi di Gesù non è monolitico, anzi si differenzia in vari gruppi e sette. Questo per far capire come Gesù non si muova su un teatro uniforme da un punto di vista dottrinale.

Dopo questa breve digressione, veniamo a trattare un tema che per molti secoli è stato oggetto di accuse gratuite ed offese: quello dei Farisei. Per molti, questa parola equivale a dire persona ipocrita, formalista e falsa. Non è affatto così: il termine in ebraico deriva dalla parola perushim, che significa i separati, cioè coloro che vivevano separati per osservare un loro particolare modo di osservare l’ebraismo. Addirittura, per i primissimi tempi dell’era volgare, questa parola era vista come parola di rimprovero nei confronti di chi non osservava certi precetti a scapito di altri. Il problema sta tutto nell’uso che ne fecero i Cristiani nei primi secoli, quando iniziarono ad usare le parole di Gesù contro i farisei come se fossero dirette contro il Giudaismo Ufficiale. La reazione dei religiosi ebrei di quel periodo di totale autodifesa fu quello di identificare i Farisei con i sapienti ed i Maestri.

Indubbiamente il mondo ebraico del tempo di Gesù è molto variegato, oltre ai Farisei vi era il gruppo dei Sadducei, che deriva da Sadoq, capostipite della dinastia dei sacerdoti che officiavano nel tempio. Di essi i Vangeli parlano alcune volte riferendosi alla dottrina della Resurrezione che essi rifiutavano. Inoltre vi erano gli Esseni, una setta che viveva nel deserto vicino al Mar Morto che praticavano un rigorosissimo ascetismo e studiavano i testi della loro dottrina. Essi sono diventati celebri nel 1948, quando nelle grotte di Qurman vennero rinvenuti, in vari nascondigli, antichissimi testi biblici e rotoli della loro letteratura. Questa scoperta epocale fece divenire celebre al grande pubblico il gruppo dei manoscritti del Mar Morto.

Lo spazio è tiranno, quindi ci dobbiamo fermare qui, ma negli altri interventi vedremo di approfondire questi interessanti argomenti.

Antonio