Il mondo segreto di Alice – Fine

Il tempo di salpare di prendere visione delle cabine che ecco il motoscafo era già al largo. In coperta, una tavola imbandita e la visione di tutta la costa da Ravenna al Conero. Durante il tragitto in macchina Alice e Greta erano molto curiose; chi era mai quel padre tanto misterioso? Ora che avevano visto la barca lo erano ancora di più. Fabio puntualmente rispondeva alle loro domande ma si rendeva conto del loro stupore perché era anche il suo e quello di Davide. Avevano conosciuto il padre, che impartiva loro lezioni, ma ora lo vedevano all’opera e neppure loro pensavano potesse arrivare a tanto. Si era fatta mezzanotte e il cambusiere invitò gli ospiti a sedere a tavola; con loro si sedette anche in capitano. Il menu prevedeva carpaccio di tonno con salsa di ricci e vongole; lumachine di mare in umido, canocchie e polpo, capesante e sedano. Di primo, zuppa e spaghetti allo scoglio. Di secondo spiedini e frittura, tutto innaffiato con del verdicchio e del trebbiano d’annata. Le ragazze non erano abituate a mangiare e a bere tanto ma non si tirarono indietro.

Mentre si mangiava il capitano illustrava alle figlie le avventure passate insieme al padre nella guerra in Iraq e in Afghanistan e i ricordi di quand’erano stati a scuola insieme. “Voi ragazze vedete questo, ma tuo padre tutto ciò non se lo potrà mai permettere; il mestiere di tuo padre Alice rende tanto merito ma anche tanta fatica, e soprattutto i soldi che ha in tasca se li deve guadagnare come tutti, con il lavoro che trova, perché è essenziale che rimanga nell’anonimato. Tutto quello che avete visto oggi è stato possibile per la stima che tuo padre riceve dai suoi contatti.”

Erano le due quando finirono di mangiare; il capitano tornò in cabina e le ragazze si sedettero in salotto. L’atmosfera era ridanciana ed era venuto il momento di stappare una bottiglia di spumante. Ormai si era rotto definitivamente il ghiaccio; dopo una prima bottiglia un’altra poi un’altra ancora, così erano venute le quattro. Tutti erano decisamente sbronzi. Greta e Alice, talmente erano brille, si addormentarono in cabina insieme, con Alice che declinava il nome di Peter quasi ad invocarlo.

E qua il viaggio finisce. Prima ancora di arrivare a Paros; prima ancora di tornare. Tutto il lusso descritto nasce dalla fervente immaginazione di chi scrive. Alice stessa è un’immaginazione. Di vero rimangono le mie paure la mia voglia di crescere con delle cose vere, le notti in bianco pensate a cercare di dare un’educazione e di immaginarmi come sarebbe potuto essere avere un figlio. Tali sono i dettagli che penso possano essere già tanto. Non c’è amarezza nel constatare che la fantasia è la cosa più vera. Ho vissuto e vivo ancora con l’amore che questa figlia non mia mi ha dato. Ora che la storia di Alice finisce mi concentrerò sulla vita reale, su come va da queste parti, mi riferisco in particolare qui in comunità e alle diverse attività che svolgo al di fuori. Spero che anche voi abbiate un poco fantasticato con me e che il vostro giudizio non sia così grave poiché raccontare questa storia mi è piaciuto e mi ha impegnato. Un ringraziamento a tutti voi per i commenti che avete lasciato sul sito e grazie per avermi incoraggiato.

A rileggerci presto

Giuliano

Il mondo segreto di Alice – parte 6

numero1

Autore del quadro: Giuliano

Alice è sempre stata una bambina tranquilla che si faceva voler bene. Fin dal nido si legò a Greta, anche lei con un bel carattere. Presto le due famiglie divennero amiche e favorirono il legame tra le due bambine. Così i genitori si trovarono d’accordo nel mandarle all’asilo e alle elementari insieme. Greta era la terza di quattro fratelli. I genitori erano persone semplici, simpatiche, che facevano sacrifici per dare un’educazione ai figli, più di una volta sono intervenuto per aiutarli e ne sono sempre stato contento.

Ora che le ragazze erano grandi il loro legame sembrava davvero indissolubile. Erano amiche e complici. Così, l’avventura l’avevano nel sangue. Partite con due ragazzi con un mandato delle madri alla scoperta del padre legittimo mai conosciuto (che gli avevano detto essere un pezzo grosso del sismi) erano davvero incuriosite.

Io approdai agli studi di scienze politiche dopo aver già acquisito un diploma superiore in fisica delle particelle quando mi proposero di intraprendere la specializzazione di mediatore culturale accettai. Si trattava di inquadrarsi in una nuova figura professionale ad alta specializzazione. Così approfondii i miei studi e li arricchii di materie batteriologiche e chimiche. In contemporanea insieme ad altri scienziati demmo via al progetto “Genoma”. Eravamo un gruppo di scienziati che credeva che la prole non fosse il risultato equivalente del patrimonio genetico dei genitori ma che fosse qualcosa di diverso. Dopo 25 anni riuscimmo a sintetizzare l’intera catena del DNA. Fu un successo. Intanto i problemi incalzavano. Non ultimi quelli di salute.

Sul perché non volli mai vedere mia figlia fino al compimento del suo diciottesimo anno di vita era legato molto al mio lavoro che mi impegnava su più fronti. In primo luogo essere un ufficiale dei servizi segreti con mansioni operative avrebbe potuto esporre la mia famiglia a rappresaglie qualora mi avessero voluto colpire, in secondo luogo era davvero difficile poter conciliare un luogo dove poter rimanere. Io non ho mai rinunciato ad esserle vicino, le ho sempre fatto regali per il compleanno o a Natale e l’avere la complicità della madre ci rendeva comunque una famiglia.

Stavano per arrivare a Ravenna e l’atmosfera era ridanciana. Alice e Greta erano felici di festeggiare il compleanno su di una Ferrari con due ragazzi simpatici e pieni di risorse, così diversi da ciò che avevano conosciuto prima. Se tutto andava secondo i piani la mattina del giorno dopo si sarebbero trovate a Paros. Ad aspettarle, ormeggiato al porto, un cabinato a motore di quindici metri prestato al padre per l’occasione da un collega arabo. Lo stupore sembrava rubare il respiro non solo alle ragazze. Intanto Alice pensava al suo Peter con un poco di nostalgia.

Peter era un ragazzo di origini inglesi che Alice aveva conosciuto ad una festa di carnevale e di cui si era invaghita. I due si erano poi rivisti altre volte e sembrava che le cose funzionassero. Ora Peter era andato in Inghilterra ma sarebbe tornato presto.

Erano tutti a bordo con la nave pronta a salpare. Avrebbero navigato tutta la notte ma nessuno avrebbe dormito. Ad Alice e Greta erano state riservate due cabine diverse, entrambe matrimoniali, con un enorme guardaroba dove avrebbero potuto scegliere i vestiti che più garbavano loro, per non parlare delle scarpiere… Tutto quello che poteva piacere a due giovani donne.

Il mondo segreto di Alice – parte 5

numero6

Autore del quadro: Giuliano

Dedicato a tutti coloro che mi hanno chiesto di Alice.

Era il giorno del suo compleanno e aveva deciso di uscire con la sua amica per prendere un aperitivo e andare a ballare. Era il giorno del suo diciottesimo anno. Sapevo che sarebbe andata al caffè Italia e così era. Grazie alle mie conoscenze nella marina e per la stima che mi ero fatto nelle forze armate in generale con il mio lavoro di mediatore culturale potevo vantare agganci preziosi. Così mi servii dei servizi segreti.

Mentre Alice e Greta aspettavano di ordinare nel locale le feci raggiungere da due dei miei uomini. Ragazzi seri, aitanti, belli ai quali avevo chiesto di essere gentili. Così i quattro attaccarono bottone. Per un mediatore culturale è abbastanza facile entrare in simpatia con l’interlocutore e i due baldi giovani erano miei allievi. Poco dopo aver rotto il ghiaccio Fabio si gettò: “Tuo padre, Alice, ci ha chiesto di farvi fare un giro in barca; c’è una macchina che ci aspetta, in quaranta minuti siamo a Ravenna e lì ci imbarchiamo. Le vostre madri sono già state avvertite che tornerete fra due giorni.”

Dopo un attimo di trepidazione le ragazze si lasciarono convincere. Ad aspettarle, una Ferrari a quattro porte; fu Davide a mettersi alla guida. I ragazzi erano appena usciti dall’accademia e sapevano il fatto loro, ma soprattutto conoscevano me. La prima ad interloquire fu Alice, che esordì: “Ma dove ha trovato tutti ‘sti soldi?”, “Forse non conosci così bene tuo padre” replicò Fabio. Da lì in poi furono domande su domande, su questo padre che Alice pensava essere diverso. Finché Fabio esordì con un “Ma ora pensiamo a noi. Tra venti minuti salperemo. Potete decidere dove andare o decidere voi stesse che preferite fare”. Alice, incredula come Greta, non sapeva nemmeno dove fosse, il rumore di quella macchina l’assorbiva e le domande erano pari ai dubbi che quei due ragazzi le avevano fatto venire. “Non è che ci vogliate far male? Telefono a mia madre”. Una volta al telefono la madre le confermo tutto disse di stare bene e che era ora che conoscesse il suo vero padre.

Il mondo segreto di Alice – parte 4

numero2d

Autore dei quadri: Giuliano

Per anni ho vissuto al piano sottostante ai miei, da lì portavo avanti la mia vita. Negli ultimi tempi colmavo la solitudine con la fantasia, ero convinto che mai avrei potuto soddisfare l’ambizione che nutrivo. La mia vita sentimentale era piena per tutta la notte poi mi risvegliavo di giorno solo in quel covo. Era un carico davvero pesante da sopportare. In aiuto la dolcezza di certe donne assai più giovani e compagne generose, più di me. Si vede che ancora dovevo dare di più.

Continuare a negare la malattia rendeva tutto impossibile. Così le mie serate le condividevo con amici potenti o simpatici sorseggiando bottiglie di vino pregiato. Ormai ero al colmo e la malattia si era sfogata in maniera violenta. Non so se ogni vita abbia stessa dignità. Quello che penso è che intorno a me si sono concentrate moltissime persone, queste persone mi hanno conosciuto sono state coinvolte; alla fine la soddisfazione è di tutti.
Vedo che alle verifiche partecipano persone che a diverso titolo si sono prese in carico la mia salute; vedo che funziona, vedo che i miei cari si sentono bene e anche io mi sento bene. La cautela che prevede la mia malattia è da tenere in considerazione. So bene che se non abbandono le cure ed evito di ricadere nelle sostanze posso avere una vita come le altre persone.

Oggi come oggi sono felice. Ho un bagaglio esperienziale di tutto conto e posso sperare di farmi una vita con l’affetto e la stima delle persone a me care. Sempre è successo che ad avvilirmi fossi io, mi davo dello stupido anche quando nessuno lo ha mai pensato di me. Ho avuto la fortuna di amare donne e di essere amato; la fortuna che anche nella malattia ho preservato un fisico sano, che le mie doti cognitive sono integre e che ho progetti per la mia vita di oggi; pensare che oggi sia più importante di ieri e di domani.

numero3

Autore del quadro: Giuliano

Se non fossi come sono, se non fossi così folle, se fossi stato meno folle non avrei mai vinto la malattia. Il momento critico è stato quando ho cominciato a vedere nero e mi sono reso conto che il castello che avevo costruito mi stava crollando addosso, a quel punto sarebbe potuta succedere qualsiasi cosa. Di mio non vi era rimasto, nulla nemmeno riuscivo pensare Alice. Mi vedevo abitare in quel bunker dove il cecchino appostato nella garitta prospiciente lo studio, messo lì, pronto a far fuoco una volta ricevuto l’ordine, era rinsecchito anch’egli a forza di attendere; a quel punto non avevo neppure il desiderio di vivere.

Quanti problemi quella casa, il mio volere abitare diversamente penso sia un sacrosanto diritto. Ho il diritto di abitare un posto mio; sono tre anni che lavoro per questo. Alice ormai è grande, ogni tanto la vedo. Assomiglia moltissimo alla madre ed è sempre in compagnia della sua amica più cara, quella che si è portata dietro fin dalle elementari, la sua mente razionale. Faccio finta di niente, mi gonfio di gioia, come con la madre non le riesco dire niente, ci sarebbero così tante cose che l’unica cosa è tacere. Forse potrei partire con un ciao ti ricordi, poi mi rendo conto che non importa, che è ora che rimanga in disparte.

Delle varie forme di sofferenza la più cocente è stata la segregazione. Nessuna me l’ha imposta, forse l’ho vissuta senza averla cercata, forse ero troppo debole per vincerla. Tra le cose del mondo ho scelto di essere genitore senza mai avere la prole. Però ora non so di che lamentarmi. Bene o male avrò quella casa e con essa forse, se troverò la persona giusta e ne avrò voglia, potrei chi sa diventare padre.

Il mondo segreto di Alice – parte 3

Autore del quadro: Giuliano

Tre anni fa nessuno credeva che ce l’avrei fatta. Da quel letto d’ospedale neppure io credevo che sarei mai uscito. Guardare avanti; vedevo un cammino impossibile da realizzare. Come unica risorsa avevo una pensione minima, che da sola mi garantiva poco o nulla. I sensi di colpa per avere cagionato pericolo ai miei genitori e il pensiero che non sarei più ritornato a vivere con loro, di dover provvedere a me stesso, di dovermi disintossicare da alcol e cannabis… mi sembrava davvero di non potercela fare. Più di un momento ho pensato di farla finita.

Poi lo spiraglio: un centro diurno per il recupero dai miei problemi e l’invio in una strutture residenziali in alternativa alla terapia intensiva. Devo ringraziare la dottoressa D. L. e il dottor S., nonché il dottor M., che mi hanno preso in carico dandomi fiducia e facendomi capire che quella era l’unica opzione possibile.

I primi mesi sono stati davvero duri. Frequentavo il centro diurno e la sera rientravo nella residenza dove non mi era concesso neppure fare le scale per prendere un caffè se non accompagnato.
Poi pian piano ho imparato dalle persone che come me erano in programma un modo diverso di socializzare, fuori dal groviglio delle sostanze. Lentamente sono tornato ad acquisire padronanza di me; ho cominciato ad avere consapevolezza di ciò che era accaduto nei trent’anni di abuso.
Mi avvicinavo alle dimissioni e ogni giorno che passava era un giorno in più di vita. Il tentativo di un accesso mirato per l’impiego e il fallimento di questo hanno fatto sì che maturassi la convinzione che avrei campato con la mia pensione, se pur minima.

Autore del quadro: Giuliano

Così dopo otto mesi in diagnosi cura e due anni in residenza approdo nella comunità Sottosopra. Se non fosse stato per D., che mi è stato sempre vicino nel periodo passato in residenza, non so come avrei fatto a re-inventarmi una vita. Per guarire dovevo partire dal nulla; niente più sostanze, niente più vecchie amicizie, niente più casa. L’incubo di non avere più risorse pian piano ha fatto spazio a un sogno che sto ancora sognando. Con l’aiuto della dottoressa S.,con la sua guida, ho progressivamente attinto risorse là dove vi erano. Ho mantenuto i miei programmi. Vado una volta la settimana a dipingere, mi sto concentrando nella realizzazione di un fumetto, ho sviluppato insieme ad altri una campagna di sensibilizzazione contro le dipendenze patologiche; ora sempre con queste persone stiamo sviluppando un progetto per il festival della filosofia e per la settimana della salute mentale, ed io per la prima volta mi sento vivo e sano.

Autore del quadro: Giuliano

Il mondo segreto di Alice – parte 2

Alice è nel ventre di una donna. Alice è una bambina di cinque anni dai lunghi boccoli color rame. Alice è una ragazza di sedici anni in una balera. Alice oggi è una donna di vent’anni. Alice è la finzione più vera che un uomo possa fare. Figlia di un amore travolgente. Alice è il frutto della mia mente. Non c’è stato giorno che non ho pensato a lei. Ho agito pensando a lei. E’ stata la miglior cosa che un uomo possa creare. Alice è figlia mia.

numero2c

Autore del quadro Giuliano

Posso pensare come voglio; Alice è sempre stata lei a chiamarmi, io potevo solo risponderle con la mia dedizione. La frustrazione di non averla con me era ampiamente superata perché tra lei e me non c’erano vincoli. Ho ancora tante cose di lei: tante sere a leggerci favole e a disegnare con le matite, poi notti in bianco ad inventarmi un’educazione, io, grezzo come sono.

Sono convinto che anche Anna mi amasse, la paura di perderla è stato il mio limite. La figlia è la sua. Da parte mia non l’ho mai giudicata; per me ha fatto tutto il possibile, si era accorta che stavo male e probabilmente ha fatto la cosa più giusta. C’era telepatia tra di noi, così come ho riscontrato esserci anche con altre persone. Questo ha fatto sì che io potessi credere e avallare l’ipotesi che giustificava le mie convinzioni. Così le chiesi di farmi vedere la bambina.

Stetti in macchina ma per me fu abbastanza. Mi fermai non più di quindici minuti: era davvero una bella bambina. Da quel momento cominciai a pensare a lei. Feci la domanda di sussidio e questa fu la prima cosa concreta, che per me voleva dire avere la garanzia di sostentamento per lei. Una volta pensato a lei procedetti con il mio di sostentamento. Finito il lavoro, così come tutti, andavo a casa, mangiavo, poi mi coricavo davanti al computer fin quando Alice non andava a dormire; lì le leggevo una favola, le davo un bacio, la coprivo e tornavo al computer fino a notte fonda. Fu così per cinque o sei anni. Furono per me i più sereni. Quella vita mi rendeva tranquillo, anche se a questa ho sacrificato tutto il resto.

Poi un bel giorno Alice e la sua amica del cuore decisero di scoprire chi io fossi. Scapparono di casa per venirmi a cercare. Arrivarono fino al cancello. Le mandai via, perché le bambine non devono scappare di casa.

Il mondo segreto di Alice – parte 1

n.d.r: il post che segue (come tutti gli altri post che appariranno sul blog) è stato scritto direttamente da uno degli utenti della residenza Sottosopra di Modena. Chi pubblica i post non fa altro che editare gli scritti degli autori e inserirli nel blog.

Un racconto di Giuliano

In ognuno di noi esiste un mondo emozionale spesso confuso, nella malattia questo si cronicizza e la comprensione spesso risulta impossibile. La svolta: far sì che le voci diventino pensieri. Riuscire ad immaginarsi persona, difficile che possa essere, non è impossibile. E’ così che voglio scrivere della depressione, di Alice, dei rapporti con gli altri, delle tante vite parallele che la schizofrenia comporta. Ora che la malattia è alle spalle fare delle considerazioni è un piacere e in un certo senso un obbligo.

Nei post che pubblicherò metterò spesso anche uno o due dei miei quadri dato che la pittura è una delle mie attività preferite. Ecco i primi due.

numero4

numero5

Per ciò che appare (mi riferisco ai quadri) un’autocritica va fatta. Per ogni quadro l’impegno non è più lungo di due ore. II risultato lo vedete. Quello che io riscontro è che le persone che hanno la possibilità di vedermi lavorare giudicano il mio lavoro con le loro critiche tanto che ogni quadro ha una persona che lo vorrebbe comprare. Ciò che vedete sono le opere che il centro di salute mentale vuole regalarsi e, oltre alla collezione privata mia e della mia famiglia tante opere sono andate vendute e di queste non ne ho traccia. Dipingere, al di là del programma che lo prevede, mi regala la soddisfazione di un apprezzamento che si traduce in autostima.

Gli anni bui.

A colpirmi per prima fu la depressione ancora prima che arrivassi alle sostanze, uscire dall’apatia era quasi impossibile, ero davvero giovane ma uscire da quel letto era impossibile. Vedevo i miei coetanei che arraffavano a piene mani, e io solo briciole. La convinzione che quelli erano gli anni più belli dove porre le basi per costruire un futuro e il mio presente era un letto dal quale non sapevo come rialzarmi.

(continua…)