“Audace, forte, sensibile e buono”

Un giorno come gli altri chiediamo a Stefano se ha voglia di farsi intervistare per parlare un po’ di sé. L’idea gli piace, così ecco qua la prima video intervista del blog (!), dove Stefano parla delle sue passioni, del presente, del passato, dei suoi sogni e dei suoi progetti.

Ma questa non vuole essere una semplice intervista! Questo è l’inizio del dialogo con gli utenti della rete. Se questo video suscita la vostra curiosità e se volete saperne di più, commentate, chiedete, consigliate, criticate… useremo tutti i vostri feedback per creare le prossime interviste.

Il mondo segreto di Alice – parte 4

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Autore dei quadri: Giuliano

Per anni ho vissuto al piano sottostante ai miei, da lì portavo avanti la mia vita. Negli ultimi tempi colmavo la solitudine con la fantasia, ero convinto che mai avrei potuto soddisfare l’ambizione che nutrivo. La mia vita sentimentale era piena per tutta la notte poi mi risvegliavo di giorno solo in quel covo. Era un carico davvero pesante da sopportare. In aiuto la dolcezza di certe donne assai più giovani e compagne generose, più di me. Si vede che ancora dovevo dare di più.

Continuare a negare la malattia rendeva tutto impossibile. Così le mie serate le condividevo con amici potenti o simpatici sorseggiando bottiglie di vino pregiato. Ormai ero al colmo e la malattia si era sfogata in maniera violenta. Non so se ogni vita abbia stessa dignità. Quello che penso è che intorno a me si sono concentrate moltissime persone, queste persone mi hanno conosciuto sono state coinvolte; alla fine la soddisfazione è di tutti.
Vedo che alle verifiche partecipano persone che a diverso titolo si sono prese in carico la mia salute; vedo che funziona, vedo che i miei cari si sentono bene e anche io mi sento bene. La cautela che prevede la mia malattia è da tenere in considerazione. So bene che se non abbandono le cure ed evito di ricadere nelle sostanze posso avere una vita come le altre persone.

Oggi come oggi sono felice. Ho un bagaglio esperienziale di tutto conto e posso sperare di farmi una vita con l’affetto e la stima delle persone a me care. Sempre è successo che ad avvilirmi fossi io, mi davo dello stupido anche quando nessuno lo ha mai pensato di me. Ho avuto la fortuna di amare donne e di essere amato; la fortuna che anche nella malattia ho preservato un fisico sano, che le mie doti cognitive sono integre e che ho progetti per la mia vita di oggi; pensare che oggi sia più importante di ieri e di domani.

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Autore del quadro: Giuliano

Se non fossi come sono, se non fossi così folle, se fossi stato meno folle non avrei mai vinto la malattia. Il momento critico è stato quando ho cominciato a vedere nero e mi sono reso conto che il castello che avevo costruito mi stava crollando addosso, a quel punto sarebbe potuta succedere qualsiasi cosa. Di mio non vi era rimasto, nulla nemmeno riuscivo pensare Alice. Mi vedevo abitare in quel bunker dove il cecchino appostato nella garitta prospiciente lo studio, messo lì, pronto a far fuoco una volta ricevuto l’ordine, era rinsecchito anch’egli a forza di attendere; a quel punto non avevo neppure il desiderio di vivere.

Quanti problemi quella casa, il mio volere abitare diversamente penso sia un sacrosanto diritto. Ho il diritto di abitare un posto mio; sono tre anni che lavoro per questo. Alice ormai è grande, ogni tanto la vedo. Assomiglia moltissimo alla madre ed è sempre in compagnia della sua amica più cara, quella che si è portata dietro fin dalle elementari, la sua mente razionale. Faccio finta di niente, mi gonfio di gioia, come con la madre non le riesco dire niente, ci sarebbero così tante cose che l’unica cosa è tacere. Forse potrei partire con un ciao ti ricordi, poi mi rendo conto che non importa, che è ora che rimanga in disparte.

Delle varie forme di sofferenza la più cocente è stata la segregazione. Nessuna me l’ha imposta, forse l’ho vissuta senza averla cercata, forse ero troppo debole per vincerla. Tra le cose del mondo ho scelto di essere genitore senza mai avere la prole. Però ora non so di che lamentarmi. Bene o male avrò quella casa e con essa forse, se troverò la persona giusta e ne avrò voglia, potrei chi sa diventare padre.

Il nostro corto a Roma – Il festival “Lo Spiraglio”

Il progetto che ci ha portato alla Casa del Cinema di Roma è iniziato più di due mesi fa.

Avevamo tante idee da mettere in pratica: la prima, un cortometraggio in occasione del festival cinematografico sulla salute mentale “Lo Spiraglio“.

Un paio di settimane fa arriva l’email di risposta: “Non siete stati selezionati, ma ci farebbe comunque piacere avervi a Roma per una conferenza in cui interverrete insieme ad altri partecipanti”. Così eccoci qua. E già che ci siamo cogliamo l’occasione per vedere la città.

Ornella

La partecipazione al “Festival Lo Spiraglio” è stata una tappa, un momento di condivisione e di scambio. Una soddisfazione nel vedere il nostro lavoro proiettato nella “Casa del cinema” in Villa Borghese e apprezzato da molti. E’ stato anche un momento di riflessione sulle nuove modalità di comunicare e di raccontarsi. I cortometraggi, o i video in generale, si presentano come nuovi strumenti per esprimersi, per raccontare i propri vissuti, condividere le proprie esperienze. Attraverso il corto, si è potuto infatti condividere con altri e riflettere sulla propria esperienza del terremoto. E’ questa a mio parere la modalità attraverso la quale si può creare una rete ampia di condivisione di esperienze e attraverso la quale si può ostacolare l’isolamento di chi vive nelle strutture riabilitative.

Mattia

Un breve resoconto della giornata. In generale, una bella giornata. Se tutto fosse andato secondo i programmi sarebbe già un buon risultato, invece è andata anche meglio di quello che pensavamo. Arriviamo a Villa Borghese in perfetto orario, facciamo il nostro intervento, veniamo intervistati da una radio, conosciamo persone che hanno apprezzato il nostro lavoro e scambiamo opinioni con loro. Sul festival, bisogna dire che l’occasione di incontro creata dagli organizzatori è un’ottima opportunità, soprattutto per uno studente che non conosce ancora bene l’ambiente della riabilitazione psichiatrica. Puoi osservare molte realtà diverse, quindi modi di lavorare diversi, persone da comunità e centri diurni di tutta Italia.
Alcuni degli altri lavori presentati sono davvero buoni, altri decisamente meno, e non solo dal punto di vista tecnico (su questo piano non posso criticare nessuno). Questo mi ha fatto capire perlomeno che quello che io e Ornella stiamo facendo insieme agli operatori della comunità è qualcosa che non è così diffuso nell’ambiente della riabilitazione. Qualcuno in sala, riferendosi alle varie attività che si svolgono nelle strutture riabilitative, parla di puro “intrattenimento”. Si sentono forti gli echi basagliani. Una signora con cui parlo alla fine dell’evento mi dice che le sembra di essere tornata agli anni ’80.
Ad ogni modo il bilancio è positivo e speriamo di partecipare presto ad altri eventi del genere.

Simona

Difficile spiegare cosa si prova  nel  vedere le immagini del nostro cortometraggio sul grande schermo in una sala vera e con tanto pubblico. Ma ancora più difficile è raccontare l’emozione che si prova quando alla fine la platea ti regala un applauso spontaneo che tu non ti aspetti perché il mestiere dell’educatore non lo prevede.  E’ un’emozione  forte perché generata dall’impegno di tutti, di chi ha creduto nell’idea, di chi si è alzato con me alle 5.00 di mattina per salire su un treno per andare a Roma e di chi è rimasto a casa a tifare per noi. E’ un applauso che deve spingerci a continuare perché abbiamo saputo raccontarci e abbiamo saputo regalare emozioni.

Ecco i 100 secondi presentati al festival: